Io capitano

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Mi dispiace di non poter anch'io osannare quest'opera di Garrone candidata agli Oscar, ma sinceramente non posso definirlo un capolavoro.
Non solo, non posso nemmeno definirlo un bel film.
I due ragazzetti sprovveduti lasciano un Senegal povero e colorato, pieno di musica e di calore, dove, a dispetto dei loro sedici anni, riescono anche a lavorare e a mettere da parte una discreta somma con la quale pagarsi il viaggio verso la chimera europea. E chi conosce le condizioni di vita dei ragazzi di colore immigrati clandestinamente qui in Italia si chiede se veramente abbiamo fatto una scelta razionale.
E per arrivare in Italia affrontano un calvario gestito da delinquenti africani che li depredano in Mali e in Niger, li sfruttano, li torturano senza pietà nelle prigioni libiche.
Eppure, alla fine, questo giovane protagonista apparentemente sprovveduto, si trasforma in un misto di Rambo e Padre Pio, conducendo con risolutezza una nave scalcagnata in cui gestisce l'ordine e le emergenze, compreso un parto a bordo, con il carisma di un condottiero di fantasy, salvando anche l'amico fraterno dalla possibile morte per cancrena.
Insomma, un po' mitologico. Un po' troppo.