Il Gattopardo

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18 ottobre 2021
Come spesso faccio, dopo aver letto il libro ho visto il film.
In questo caso, parlo de Il Gattopardo.
(Coro generale: "Ma come, non l'avevi ancora visto?" No. Non l'avevo mai visto. Forse per lo stesso motivo per cui non avevo ancora letto il libro).
Beh, confesso che è stata una delusione.
C'era da aspettarselo, non è facile trarre un film da un libro che è sostanzialmente basato su una voce narrante che nel film non c'è. I soli dialoghi non possono rendere l'acuta ironia che il Tomasi di Lampedusa mette nello scrivere.
Trattandosi di Visconti, il film rivela un'attenzione estetica quasi eccessiva. Molte (splendide) inquadrature sono veri quadri ottocenteschi (d'altra parte, la fotografia è del grande Peppino Rotunno, che ci ha lasciati proprio lo scorso febbraio), ma la bellezza esteriore non è adeguatamente accompagnata dall'intensità sostanziale del libro (il fotogramma che pubblico a corredo di questa recensione, in effetti, non è, come ci si potrebbe aspettare, tratto dalla celeberrima scena del ballo, bensì da un dialogo tra Concetta e il conte Cavriaghi - un Terence Hill che ancora si chiama Mario Girotti - ed è una delle "inquadrature / quadro" di cui parlo). E quanto sarà costato questo film anche soltanto di costumi e scenografie?
Nonostante l'impegno di nomi prestigiosi (collaborano alla sceneggiatura anche Suso Cecchi D'Amico e Pasquale Festa Campanile), il film diventa altro dal testo originale, cui aggiunge (lunghe - secondo me si poteva ridurre la durata della pellicola dalle oltre tre ore a due ore circa) scene di battaglia e cui toglie il finale che nel libro completa la descrizione della malinconica decadenza della nobiltà siciliana, con quella fortissima immagine conclusiva del cane Bendicò, impagliato e consunto, che vola dalla finestra nel pattume.
Anche la musica del sempre ottimo Nino Rota è a tratti eccessiva e un po' disturbante, soprattutto nelle scene di battaglia.
Bisogna invece dare atto a Visconti di avere scelto degli interpreti che corrispondono in modo impressionante alla descrizione dei personaggi, primo fra tutti un gigantesco (in tutti i sensi) Burt Lancaster, che, tra l'altro, balla il valzer in modo assolutamente divino. Perfetto anche Alain Delon nella parte di Tancredi.
Claudia Cardinale forse un po' meno Angelica di quanto me l'ero figurata leggendo.
Naturalmente non posso inserire questo film nella lista degli sconsigliati, perché Visconti resta Visconti e il film è meglio vederlo (ma è comunque meglio leggere il libro).